Sabato scorso al Festival del giornalismo internazionale di Perugia si è tenuta una tavola rotonda intitolata ‘Identità e reputazione nell’attuale contesto informativo‘
La conduzione di Alessio Jacona ha saputo mettere a confronto le differenti esperienze e competenze dei relatori per svolgere uno dei temi di maggiore attualità sulla comunicazione in rete.
Arrendendoci all’evidenza, anziche scegliere, condividiamo tutto in rete. Questo volontario abbandono della nostra privacy è uno degli elementi che sono ricorsi con maggiore frequenza nel corso del dibattito.
Un aspetto culturale
I distinguo però ci sono. Per Livia Iacolare non occorre preoccuparsi troppo della propria reputazione: poichè tutti avranno accesso alle informazioni di tutti, la soglia di tolleranza si alzerà; è un problema culturale. Alessandro Gilioli invece da una parte arroga il diritto dei giornalisti a frugare informazioni “private” su Facebook, dall’altra sconsiglia gli utenti di comperarsi un vibratore su eBay: meglio farlo, con i baffi finti, in un sexy shop di periferia.
A rimarcare l’aspetto culturale del concetto di privacy l’affermazione di Russel Perry, CEO di 123 People: la reazione alla pubblicazione di informazioni private in rete è differente nelle diverse nazioni. Differenze geografiche e generazionali, quindi (cfr. lezione Lessig in Parlamento)
Tante voci per una reputazione
Difficile sintetizzare la reputazione di un individuo (o di una società). La reputazione proviene da tante nostre azioni, svolte in luoghi e contesti differenti. E dagli occhi che le hanno giudicate.
Paola Bonomo ha raccontato della sua esperienza in eBay: l’argomento sul quale si sono accesi i più vivaci confronti è stato il sistema di rating della qualità degli utenti, che sta alla base del rapporto fiduciario tra venditori e acquirenti sul portale di inserzioni commerciali. Ogni volta che eBay ha modificato questo criterio di valutazione si sono scatenate, nei blog e nei forum, accesi dibattiti sulla bontà o correttezza del nuovo metodo impiegato per sintetizzare la reputazione degli utenti.
Livia Iacolare ha invece ricordato di come Il Giornale abbia fatto due recensioni di Current TV dai toni molto differenti. Positiva la prima a seguito di una trasmissione su Hugo Chavez. Negativa la seconda dopo un servizio su Silvio Berlusconi. Per Livia l’esistenza di due differenti opinioni è la dimostrazione della indipendenza e della informazione libera di Current TV.
Diritto all’oblio
Ma può esistere anche un diritto all’oblio? Un diritto a essere dimenticati? Alla cancellazione di informazioni che ci riguardano e che non desideriamo si conoscano?
Sull’argomento mi è parso di cogliere nei relatori un’unanime preferenza al diritto a ricordare, intrinseco nella natura della rete (e del costo sempre minore per immagazzinare miliardi e miliardi di dati). La memoria è storia e in quanto tale non possiamo attribuire alle persone il diritto di cancellare le informazioni poco gradite sul proprio conto.
Per Guido Scorza se si vuole parlare di governance, di diritti dello Stato su quanto e cosa deve restituire la rete al pubblico, non si deve parlare di diritto all’oblio. Esista, piuttosto, un diritto affinchè i dati su una persona vengano forniti in maniera organica: che sia possibile ottenere una visione d’insieme dell’individuo e non una serie di frammenti decontestualizzati.
Inviduare la fonte dell’informazione
Guido Scorza sottolinea che la domanda più importante che dobbiamo porci è “a chi appartengono le informazioni che ci riguardano?”
L’affermazione è rimarcata da Russel Perry quando attacca il modello economico di Facebook sostenendo che sia immorale (unethical) poichè si appropria dei contenuti degli utenti. E che sia pericoloso che una sola impresa controlli gran parte dei contenuti presenti in rete. Specie dopo la conferenza f8, Facebook, secondo Perry, si sta muovendo verso un internet chiusa e proprietaria. Bisogna muoversi verso una “open internet”.
Scrivevo su FriendFeed “stiamo tutti consegnando le nostre vite (digitali) a enterprise quotate in borsa“. Mi pare importante che ciascuno di noi abbia controllo e possesso su quanto ha scritto e prodotto in rete. La responsabilità delle nostre affermazioni passa anche per questo diritto di proprietà.
I dati sono una ricchezza per chi li gestisce. Ma chi dispone di questi dati, di come e quando vengono restituti sulla base di una ricerca, è un interesse comune.
Sul termine della conferenza si è parlato di “autorevolezza” delle testate giornalistiche, in un mondo di informazione sempre più corale. Penso che si dovrebbe anche parlare di ranking, di quei criteri (a nessuno veramente noti) con cui Google restituisce un documento anzichè un altro quando viene effettuata una ricerca.
Se vogliamo potere disporre della nostra reputazione, se vogliamo che essa dipenda esclusivamente da ciò che facciamo allora è anche importante che si conosca chi detiene le informazioni che ci riguardano e in che modo vengano restituite quando qualcuno fa una ricerca sul nostro conto. Per evitare che escano solo frammenti di noi, scelti e selezionati per un qualche capriccio del motore di ricerca.
Il video del panel
http://ijf10.ilcannocchiale.tv/video/2210
Who is who
Alessio Jacona giornalista pubblicista, blogger e consulente di comunicazione. Scrive sul suo blog The Web Observer e su Nova24 – IlSole24Ore
Alessandro Gilioli giornalista de L’espresso scrive sul blog Piovono Rane
Livia Iacolare community coordinator a Current TV
Russel Perry CEO di 123people
Guido Scorza avvocato e esperto di diritto delle nuove tecnologie. Scrive su Punto Informatico e sul suo blog.
Paola Bonomo responsabile della business unit Online del Sole 24 Ore è stata dirigente per eBay
Un Commento
Su ebay se un utente ritiene che il giudizio inserito sia falso può benissimo contestarlo, quindi non è vero che si può scrivere tutto ciò che ci passa per la mente. Vorrei aggiungere che bisogna fare attenzione proprio a coloro a cui facciamo leggere i nostri scritti, seppure in aree private dove pensiamo di avere il totale controllo, perché non sappiamo mai chi ci leggerà.
Chiunque può venire a conoscenza di cose dette da altri sul proprio conto. E’ l’effetto di Internet, che se da un lato annulla le distanze, dall’altro aumenta le probablità che si venga a conoscenza di chi parla (o sparla) di noi.
Un Trackback
[…] Detto questo, riporto qui il video integrale del panel non senza prima avervi suggerito di fare un salto nel blog di Matteo e leggere la sua cronaca dell’evento. […]