Internet e il ritorno alla Politica. La lezione magistrale di Lessig.

Quando sono andato a sentire il convegno “Internet è Libertà”, giovedì 11 marzo a Montecitorio temevo di uscirne insoddisfatto. L’incontro, sottotitolato “perchè dobbiamo difendere la rete“, prometteva ai miei occhi uno sterile scontro tra gli strenui difensori della libertà della rete – per cui ogni azione normativa è da vedersi come fumo negli occhi – e i promotori di azioni legislative pensate più a difesa di interessi economici in crisi che di un reale interesse comune.

Credo all’estrema importanza della rete ma non sono per questo un convinto sostenitore del laissez faire laissez passer come chiave per proteggere questo prezioso bene.

I partecipanti erano stati invitati a inviare tweet che chiedessero o spiegassero perchè la rete deve essere difesa. Tre miei tweet possono esprire la mia posizione e i miei dubbi in tal senso:

Perchè #difenderelarete Una risposta: è la più grande invenzione per la cultura dopo quella di Gutenberg. Ma cento domande su come fare

#difenderelarete perchè è memoria collettiva e sapere condiviso. Come conciliare questo bisogno con il diritto all’oblio dei singoli?

#difenderelarete dal dirigismo politico e dal monopolio economico per garantire la pluralità delle idee

La Lectio Magistralis di Lessig è stata  incentrata sul bene e sul male di questa prodigiosa innovazione e sulla necessità di fare emergere il bene con il minore intervento normativo possibile.  Bellissima. E anche sorprendente, visti i miei pregiudizi.

Su YouTube è possibile vedere il video dell’intervento di Lessig, con traduzione simultanea in italiano.

I punti che mi hanno colpito di più della lezione di Lessig

Le slide che ripropongo sono prese sempre dalla sua lezione e possono essere riviste assieme all’audio dell’intervento.

  1. Lo scontro in atto sul futuro della rete è più uno scontro fra generazioni che tra nazioni

    Si sta aprendo un divario crescente tra generazioni, accentuato dalla rete. Se da una parte la rete favorisce una globalizzazione della cultura tra i giovani, dall’altra induce una crescente distanza tra i giovani e  i dinosauri (come li ha chiamati Lessig) che non comprendono il nuovo strumento; anche all’interno della stessa nazione.

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    Nella slide ha illustrato come oggi la distanza che separa i giovani, tra nazioni anche distanti, sia nettamente inferiore a quella tra due persone della vecchia generazione, pure appartenenti a nazioni vicine per tradizioni culturali (usa e uk). E come, invece, sia maggiore il gap tra nuova e vecchia generazione appartenenti alla stessa nazione.

    Il movimento verde in Iran ne è un esempio. Ma possiamo anche immaginare la distanza che separa i giovani dei paesi più tradizonalisti, cresciuti con YouTube, dai loro padri che chiedono alle madri di nascondere le caviglie per non offendere il senso del pudore

  2. La rete non è il Bene. La rete non è il Male.

    Per celebrare l’Internet, prima di tutto dobbiamo cercare di capire che cosa non è. Non possiamo capire Internet se pensiamo a delle delle applicazioni singole

    Internet permette delle cose, è una creatura che permette innovazione, una innovazione non progettata e non prevista. Innovazione, quello che altri chiamano la libertà.

    Che tipo di innovazione? Se l’uomo fosse solo buono, anche l’innovazione sarebbe soltanto buona. Però non c’è bisogno di un professore per ricordarvi che non siamo soltanto buoni; nella nostra società c’è sia il bene che il male e qui, come dappertutto, c’è bene e male.

    Lessig ha illustrato 3 settori nei quali l’innovazione indotta da Internet ha portato aspetti positivi ma anche aspetti negativi: diritto d’autore, giornalismo, trasparenza dell’informazione

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    L’indebolimento della protezione del diritto d’autore ha favorito la creatività ma ha anche favorito la pirateria. Il giornalismo è diventato più aperto a nuove forme, distribuito e meno costoso ma l’aumento di informazione gratuita ha messo sotto pressione il giornalismo d’indagine che richiede tempo e risorse. La rete ha favorito la trasparenza delle informazioni e l’efficienza delle amministrazioni; ma questa diffusione di informazioni ha creato anche un crescente cinismo e scetticismo sul funzionamento della politica.

  3. Non si può tornare indietro

    Le innovazioni introdotte dalla rete, l’emergere di una nuova cultura tra le generazioni future sono un processo irreversibile. Un intervento normativo volto a mantenere lo status quo è impossibile

    La mentalità che è alla base di questo è che il governo ha il potere di controllare, di rifare o riformare la società e si crede che quando c’è un rallentamento allora bisogna aumentare la forza affinché la normativa diventi più efficace.

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    Proibire non significa cancellare ma semplicemente nascondere la realtà.

    questa guerra che facciamo a Internet è la guerra che facciamo contro ai nostri figli, dobbiamo essere umili e riconoscere che non poniamo vincoli su come loro usano Internet e più loro si oppongono queste restrizioni e in modo sempre più distruttivo. Non possiamo impedire ai nostri ragazzi di essere creativi in un modo in cui noi non eravamo alla loro età, se facciamo ciò allora non faremo altro che renderli, spingerli a diventare pirati.

  4. Minimize Bad. Combattere gli estremismi

    .. noi patrocinatori, noi fan di Internet, passiamo troppo tempo ad elogiare il buono e a dimenticare il male

    Si stanno radicalizzando le posizioni a favore o contro la rete. Questo scontro rischia di condurre a una paralisi normativa e all’anarchia oppure, al contrario, ad azioni di forza da parte di singoli governi eventualmente sotto la pressione di interessi economici o di ondate emotive (si pensi alla richiesta di censurare facebook a seguito dell’attacco di Tartaglia a Berlusconi del dicembre scorso)

    Questo estremismi non vogliono riconoscere le ragioni degli altri, quindi si ritiene che oggi debba essere o l’anarchia oppure uno Stato totalitario sostenuto da coloro che si oppongono alla rete. Invece dobbiamo trovare il giusto mezzo.

  5. Regulatory humility

    Molte delle leggi che esistono già possono servire a risolvere le questioni sollevate dall’avvento di internet.

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    Occorre un atteggiamento legislativo umile, di ascolto. Specie nei confronti delle nuove generazioni, portatrici di una nuova cultura. Le norme dovrebbero essere sovranazionali così come lo è questa nuova cultura della rete.

    I governi ovunque nel mondo devono rendersi conto che non possono governare con la forza.

Cosa mi è piaciuto del Convegno

L’iniziativa dell’incontro alla Camera è stata estremamente lodevole soprattutto perchè ha richiamato l’attenzione su un tema fondamentale e ancora troppo poco discusso, dentro e fuori la rete

  1. il popolo della rete è pronto a parlare di questi temi. A discuterne e a confrontarsi. Contrariamente all’affermazione che nessuno è più interessato alla politica, esiste un forte interesse a partecipare. Ma occorrono dei catalizzatori come questo evento.
  2. gran parte della classe politica è composta di dinosauri. Ma esistono anche persone competenti e pronte a mettere a disposizione la propria professionalità. L’intervento di Fiorello Cortiana, molto apprezzato dalla platea, ne è un esempio.
  3. per difendere la rete occorre anche diffondere la rete e la sua cultura. Anche tra i giovani manca una consapevolezza di ciò che si può fare e ciò che non si può fare. Come è stato sottolineato nell’incontro “la gente si trova a diffamare su internet senza neppure sapere di farlo

Vi ringrazio se avete avuto la pazienza di arrivare fin qui in fondo. La comunicazione su internet funziona meglio con i tweet e i testi brevi. Ma a volte occorre anche tentare un analisi più approfondita: è il fututo nostro e dei nostri figli. Mi auguro che la discussione prosegua.

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