PageRank dei profili Twitter e il nofollow

Scopro oggi, casualmente, che la mia pagina di profilo su twitter twitter.com/matteostagi ha un PR di 5 (a oggi). Di tutto rispetto: la pagina di Obama ha un PR di 6.

Voglio bene a Google: è un ottimo motore di ricerca e ogni giorno ci fornisce nuove utili funzionalità. Tutte gratuite a patto di cedere le nostre informazioni (sia pure anonime) al Grande Fratello.

Non ho tuttavia mai avuto l’ossessione del PageRank anche se mi interesso ai temi SEO dell’ottimizzazione sui motori di ricerca. Ho sempre ritenuto più importante dare priorità di sforzi ai contenuti, all’organizzazione degli stessi, alla loro corretta strutturazione semantica e tassonomica.

pagerank

La scoperta di oggi rinforza la mia opinione: il fatto che il PR della mia pagina twitter sia 5 mentre questo blog abbia ancora un PR di 2 (anche se suppongo che crescerà a breve) dimostra che il PageRank non funziona bene. Mi verrebbe da dire, alla Fantozzi, il Page Rank è una cagata pazzesca.

Ho provato a cercare la giustificazione di questo PR elevato. Non l’ho trovata. Ho, si, qualche backlink, ma niente di rilevante. Ho più backlink sul blog..eppure…

Siccome Matt Cutts ha di recente confermato che il PageRank dei profili Twitter viene calcolato nella stessa identica maniera delle altre pagine web (vedi video sotto) ne deduco che: o il PR dei profili twitter viene aggiornato con maggiore frequenza oppure tutto dipende dal famoso nofollow

Non essendo SEO pagerank dipendente non dispongo degli strumenti più avanzati di verifica ma, mi viene da pensare che i backlink al mio account twitter vengano conteggiati maggiormente perchè non hanno il rel=nofollow. Una veloce verifica con Yahoo Site Explorer non mi ha aiutato.

Il No Follow

L’ossessione SEO del PageRank e del link-juice ha creato questo mostro. Naturalmente assieme agli spammer che si debbono occupare di posizionare bene la loro spazzatura.

Per evitare che il PR si trasferisca indicriminatamente a destra e manca è stato inventato questo tag che consente di inserire un link sulla propria pagina senza che questo trasferisca page rank alla pagina linkata. Un classico uso di questo tag è nei commenti dei blog.

Ma il nofollow è presente anche sui link presenti nella pagina profilo di Twitter. Qualcuno sostiene che questa sia stata una mossa imposta dal Grande G a Twitter. Con il paradosso che non me ne faccio niente del mio PR di 5!

A partire dall’attributo nofollow sui link twitter è partita una campagna di indignati micro-blogger che si lamentano di non potere in questo modo trasferire la propria Google-autorevolezza anche al proprio blog principale.

Sinceramente trovo un pò oziose queste analisi. Su cosa deve fare Google, su cosa deve fare Twitter e su dove e come bisogna mettere i link per ottenere credito.

Google faccia quello che ritiene migliore per continuare a essere il motore di ricerca che da le risposte più accurate. E noi concentriamoci sul creare contenuti interessanti.

Certo che la ricerca in tempo reale, i tweets, il microblogging sono sfide che Google sta già iniziando ad affrontare se vuole mantenere la sua posizione di primato. E dare un PR5 al mio profilo twitter è segno che qualcosa non funziona al meglio (con tutto il rispetto che ho per me stesso e per il mio lavoro).

Da parte mia sto sempre più valutando se togliere il rel=nofollow dai commenti. Che il link-juice si sparga liberamente! E a Google l’arduo compito di ricomporre la grande melassa.

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2 Commenti

  1. Pubblicato 13 luglio 2009 alle 13:33 | Link Permanente

    Più passa il tempo e più queste diatribe sul PageRank mi lasciano perplesso. Prima di tutto perché è diventata un’ossessione; poi perché Google stesso sta lavorando a migliorarlo, integrarlo, in un certo senso superarlo. Queste migliorie saranno probabilmente sempre più raffinate, complesse da gestire, e molti perderanno tempo a capirle, interpretarle. Invece di produrre buoni contenuti. So bene che qualcuno deve farlo, ed è bene che lo faccia. Ma spesso questi argomenti sono un alibi per evitare di riflettere su quello che davvero si produce, sui propri contenuti.

  2. Matteo Stagi
    Pubblicato 14 luglio 2009 alle 10:35 | Link Permanente

    Marco, ci siamo già trovati più volte d’accordo nel definire la centralità dei contenuti su un blog. I tuoi post hanno spesso questo tema che non è mai troppo ripetuto.

    Si intenda che non voglio demonizzare il PR. E neppure alcune tecniche SEO che, anzi, ritengo che ogni buon blogger dovrebbe conoscere. Ma l’ottimizzazione di medio/lungo periodo dovrebbe basarsi sulla corretta organizzazione dei contenuti e non nell’inseguire algoritimi di computer – spider che, come si vede, sono frequentemente soggetti a cambiamenti: proprio per stare dietro a una blogosfera che si evolve.