L’accessibilità è SEO

Sono sempre più convinto che per ottenere buoni risultati sui motori di ricerca sia sufficiente scrivere del buon codice utilizzando pochi tag XHTML per organizzare semanticamente il contenuto. Inutile stare a seguire costantemente Google: meglio seguire le direttive del W3C per un corretto standard di qualità.

Specifichiamo, con i mezzi che disponiamo (i tag XHTML), il contenuto della pagina e la relativa importanza dei termini. Google dovrebbe premiare le pagine che hanno meglio “descritto” il loro contenuto: se noi lo facciamo correttamente otteneremo buoni risultati. E poi l’algoritmo di Google viene regolarmente migliorato per tenere conto dei mutamenti del codice: lasciamo che sia Google a inseguire la qualità (lo fa, lo fa) e non noi a inseguire trucchi per migliorare la nostra posizione.

Ho trovato conferma al mio pensiero in un recente articolo intitolato The Ultimate SEO Guide in cui si afferma che tutte le tecniche per l’ottimizzazione sui motori di ricerca possono essere trovate sul documento del W3C relativo alle linee guida dell’accessibità dei contenuti web

Un sito accessibile è un sito in cui contenuti possono essere fruiti da chiunque: ad esempio da persone affette da cecità. Ma anche da chi, senza handicap fisici, consulta il sito con un vecchissimo browser o con una connessione lenta che gli impedisca di scaricare le immagini. Un codice XHTML che descriva correttamente il contenuto non testuale del sito (immagini, foto, video, etc) non solo consente ai browser per non-vedenti (screen reader) di ‘raccontare’ meglio la pagina ma aiuta pure Google a indicizzarla meglio.

A tale riguardo voglio ricordare la battuta citata da Jeffrey Zeldman in cui si asserisce che Google è il “blind billionaire”, il cieco multimiliardario che si aggira su Internet: come tutti i motori di ricerca e come le persone non vedenti Google, non vede le immagini ma può leggerne le descrizioni testuali.

Se proprio non ci interessano le tematiche sociali dovremmo almeno cinicamente interessarci ad allargare la nostra audience al ricco portatore di handicap.

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