Il caso Huffington Post sulle elezioni iraniane

Elezioni in Iran. Al momento in cui scrivo è ancora presto per capirci qualche cosa. Leggerò qualche editoriale di qualche buon giornalista domani per farmi una minima idea. Ma non sono un politologo.

Interessante per il mio mestiere è invece il caso del The Huffington Post : senza avere un ufficio internazionale è riuscito a essere uno dei giornali più sul pezzo e nella giornata di oggi ha ottenuto centinaia di migliaia di visite da parte di chi voleva documentarsi sui fatti iraniani.

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In che modo? Grazie tra l’altro a Twitter. Migliaia di tweet, i brevi messaggi di 140 caratteri, sono stati inviati in rete. Messaggi, in alcuni casi, inviati direttamente dall’Iran come nel caso del reporter danese http://twitter.com/rzbh.

I messaggi non contenevano solo testo ma rimandavano anche a fotografie e video presenti su youTube, creando un vero flusso di informazioni in presa diretta.

Il Huffington Post ha raccolto tutti questi messaggi, taggati #Iranelection su Twitter,  in una pagina del suo sito.

Per darvi una idea del traffico che si è è generato sul Huffington Post si guardino le statistiche di accesso alla sola home page del sito attraverso uno dei tanti servizi di url-shortening utilizzati per postare su twitter indirizzi di pagine web: http://bit.ly/info/106ng

Qualcuno ha scritto che oggi il giornalismo è cambiato. Non so se questa sia una affermazione eccessiva. Anche perchè questo immenso flusso libero di informazioni richiederà sempre qualche voce autorevole capace di indicare ciò che è vero da ciò che non lo è. E di analisi. E di opinioni.

Ad esempio: questo messaggio è stato inviato davvero da MirHossein Mousavi?

Sicuramente è un caso da seguire. Perchè alcuni meccanismi dell’informazione e della comunicazione stanno cambiando. Un pò come quella prima volta che vedemmo un reporter dalla CNN che trasmetteva da Bagdad mentre le bombe cadevano dal cielo.

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