TinEye: un motore di ricerca di immagini. La query è l’immagine stessa.

Si definisce un “reverse image search engine“. Il primo motore di ricerca che usa una tecnologia di riconoscimento dell’immagine anzichè keyword, metadata o watermarks.

Ci consente di caricare una foto e di verificare dove quella stessa foto si trova, anche a differenti risoluzioni, in giro sul web.

http://tineye.com/

L’idea è interessante e non avevo dubbi che ci saremmo arrivati.  Ero già a conoscenza di Similar Images di Google Labs. Ma qui, rispetto a Google, troviamo non immagini simili bensì la stessa identica immagine anche se modificata.

Utile, ad esempio, per scoprire se esistono della foto versioni a risoluzione maggiore. Oppure, per verificare il rispetto dei diritti d’autore, se una immagine di nostra proprietà è stata utilizzata altrove senza la dovuta autorizzazione.

tineye_logo_big

Per il controllo sui diritti d’autore esistono da sempre funzioni di watermarking che aggiungono una firma invisibile alla foto. Su Photoshop esiste la funzione watermark digimarc. Ma senza la ricercabilità della foto, serve a poco. La Digimarc offre un servizio di tracciamento delle immagini firmate. Ma è un servizio professionale a pagamento.

Anzichè fare l’uplad della immagine possiamo anche indicare un URL. A riguardo segnalo che esiste anche un plugin per Firefox che consente di effettuare la ricerca immagini direttamente dal browser, con il tasto destro.

Curioso che tra i tag di classificazione del plugin vi sia “porn” e il plugin appartenga alla collezione “Porn Tools”. Forse viene utilizzato per trovare qualche particolare anatomico a risoluzione più ampia.

E Google dove è?

Testato sul campo non è estremamente soddisfacente a causa del numero limitato di immagini indicizzate dal motore.

La domanda che mi viene più spontanea è: ma Google non riesce a disporre della stessa tecnologia? Avvalendosi del suo immenso database certamente di gran lunga superiore a quello di TinEye.

Mi viene da supporre che Google desideri muoversi con i piedi di piombo prima di entrare in un campo come questo, con così forti valenze e implicazioni per la privacy. Il grande motore è già un pò troppo sotto la lente per permettersi di spaventare il pubblico sui possibili usi di una tecnologia che cerca anche le immagini.

Ma ormai il passo è fatto. Il passaggio successivo (e per me, prima o poi, ci si arriverà) sarà il riconoscimento di volti e la relativa ricerca di immagini associate. Attenzione a non fare gli esibizionisti in rete, quindi!

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